Salta gli elementi di navigazione
banner
logo ridotto
logo-salomone
CISL - Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori - Federazione Università Firenze
Home page > Documenti > 2000 > La Relazione del Segretario uscente al VII Congresso Territoriale

La Relazione del Segretario uscente al VII Congresso Territoriale


VII CONGRESSO DELLA CISL UNIVERSITA' DI FIRENZE

14 Marzo 2000

RELAZIONE DEL SEGRETARIO USCENTE

 

La relazione di questo congresso si costruisce naturalmente lungo una linea di continuità delle scelte strategiche e politiche che caratterizzano la CISL Università di Firenze ormai da un decennio ed oltre.

Queste scelte, originali nel panorama del Sindacalismo Confederale, come il tempo va dimostrando, sono scelte che non si allontanano mai dai valori che il Sindacato non può abbandonare pena la perdita, lo snaturarsi, della propria identità.

Conosciamo bene i nostri Valori, innanzitutto l'AUTONOMIA, intesa come completa indipendenza da ogni altro soggetto politico, ma non solo "AUTONOMIA DA...".

Ciò che per noi ha sempre avuto grande rilevanza è soprattutto "AUTONOMIA PER...".

Per dare corso alle azioni e alle lotte per la giustizia sociale; per una scelta di campo netta per l'uguaglianza, che non costruisca sulla diversità biologica degli esseri umani torri di disuguaglianza sociale.

Una scelta per l'interesse Pubblico come principio regolatore della Comunità, non l'interesse Privato.

Autonomia che riconosce quindi il ruolo della cooperazione, della solidarietà come motore della comunità, capace di ricercare e dare efficacia ai Servizi Pubblici (Scuola, Sanità, Trasporti...), ai Servizi che devono dare risposte ai bisogni della gente, prima di tutto ai bisogni dei ceti deboli.

E' questo modo di intendere i nostri valori che da' alla libertà il senso antico di libertà dall'oppressione, dal dominio, dalla sopraffazione, dal bisogno, rifiutando quello "moderno", tanto di moda, che fa della libertà una squallida occasione per arricchirsi, per espandere sé stesso sugli altri, all'infinito, senza limiti, per stare sopra agli altri anziché sotto.

Per la tenace adesione a questi valori siano entrati in rotta di collisione con tutto il sindacalismo confederale, con quel sindacalismo che ha fatto della "Concertazione" una strategia politica assoluta, che ha prodotto questo bel risultato: oggi abbiamo di fronte le "richieste realistiche" di Confindustria che pretende semplicemente di eliminare la contrattazione nazionale, pretende cioè di disarticolare il SINDACALISMO CONFEDERALE per lasciare in vita il Sindacato di comodo, per i padroni pubblici e privati, quello giallo, corporativo, quello che ha fatto da comoda spalla al regime del ventennio.

Il prossimo Congresso Nazionale segna il ritorno della CISL UNIVERSITA' alla sua normale condizione di autonomia.

Sappiamo bene che l'esperienza del congresso passato ha segnato un punto non certamente esaltante per la nostra categoria. Ora, sia pur per vicende esterne alle logiche sindacali, l'Autonomia ci viene restituita. Penso che sia proprio il caso di farne buon uso, cominciando a contrapporsi all'ARAN in tutte le vicende contrattuali, ad esempio. La posta in gioco, come ho avvertito spesso, è altissima, riguarda la stessa sopravvivenza del Sindacalismo Confederale. Ripeto che se siamo arrivati al punto di ritenere realistica la proposta di Confindustria di abolire il CCNL, di tornare ai ricatti del sindacalismo aziendale, significa che in questi lunghi anni di concertazione è stato dilapidato un enorme capitale di rappresentatività dei lavoratori, con un autentico processo di demolizione ed autodemolizione del Sindacalismo Confederale.

Gli errori di strategia del Sindacato di questi anni sono stati innegabilmente pesanti; risentono tuttora dell'uso improprio del sindacato come trampolino di lancio per la sistemazione politica/amministrativa della sua classe dirigente.

La CISL Università di Firenze si è sempre sottratta a questo gioco perverso, non si è mai lasciata coinvolgere, direttamente o indirettamente e al contrario di altri, nelle succulenti occasioni offerte dalle politiche concertative.

E lo abbiamo fatto principalmente nel suo punto politico più alto, chiamandoci fuori dalla losca partita per uscire truffaldinamente da tangentopoli rimanendoci, rifiutando le lusinghe avvelenate della gestione del "29" tesa a cambiare tutto a parole senza cambiare nulla nei fatti.

Con questa scelta truffaldina i Governi (tutti) hanno imposto una comoda, farsesca lettura della storia nazionale che ha generato Tangentopoli. Secondo questa interpretazione - tenacemente sostenuta, tanto dalla Destra che dalla Sinistra e niente affatto ostacolata dal Sindacato - sono i lavoratori i veri responsabili dello sfascio dei servizi. Salvano così, con una miracolosa ancora di salvataggio, la classe dirigente - politica, amministrativa, imprenditrice ed affaristica - che, in verità, ha partecipato molto attivamente ad edificare le mura tuttora non abbattute di Tangentopoli.

Le politiche Concertative del Sindacato hanno fatto e ancora fanno da sponda a questa falsa riforma della Pubblica Amministrazione.

Lo fanno con l'accettazione concertata di contratti collettivi nazionali nei quali gli spazi per la contrattazione integrativa nei luoghi di lavoro pubblici sono negati; contratti che dilatano a dismisura il potere dei dirigenti, che amplificano meri privilegi di casta (i centomila e passa medici del Servizio Sanitario Nazionale godono tutti dello status di dirigenti non certo perché siano necessari - come dirigenti - all'efficacia della Sanità nazionale - che è quella che è - ma solo per soddisfare gli interessi interni, gli appetiti voraci degli spezzoni corporativi più forti della classe dirigente pubblica nazionale).

La decisione di riconsegnare ancora più forte di prima, malgrado Tangentopoli, tutto il potere ai Dirigenti si giustificherebbe solo se fossimo nella necessità assoluta di utilizzare un modello di organizzazione del lavoro nel quale il potere decisionale, le scelte direzionali costituissero l'esclusivo modello organizzativo a disposizione.

Ebbene noi siamo proprio nella situazione opposta: tutti i modelli di Organizzazione del Lavoro basati sul contributo di professionalità diverse che concorrono all'obiettivo comune di rendere efficace un qualsiasi Servizio Pubblico (e non la produzione privata di beni o servizi) sono necessariamente organizzazioni orizzontali, modelli di OdL in cui le decisioni dirigenziali hanno un ruolo marginale, generalissimo, di basso profilo.

La modalità "classica" delle strutture orizzontali si costruisce distinguendo le sue strutture (i Servizi, le Unità Operative) dai vecchi Uffici verticali-gerarchici. L'orizzontalità è determinata innanzi tutto dalla partecipazione paritaria di tutte le professionalità concorrenti al raggiungimento del risultato stabilito nella programmazione, gestione e verifica delle attività.

I Servizi orizzontali, al contrario degli Uffici, non hanno un "capo-direttore" al vertice (che non c'è) ma un responsabile che a rotazione si occupa - mai con funzione esclusiva- delle cose di dettaglio - ferie, assenze e presenze e delle eventuali necessità di coordinamento. Gruppi di lavoro possono costituire una modalità utile quando è opportuno che una parte del personale di tutto il Servizio/U.O. si occupi di un ramo specifico dell'attività o approfondisca tematiche o normative innovative.

LA POLITICA DELLA CISL UNIVERSITA' di questi anni è dunque chiara, semplice da capire ma difficile da perseguire perché è antitetica alle concezioni politiche dominanti che tracciano un solco profondo tra quanto si predica e quello che si fa (riverenza formale per l'obbligo Costituzionale di Buon andamento della Pubblica amministrazione e sforzi concreti che vanno integralmente e regolarmente nella direzione della tutela accanita di interessi corporativi, burocratici, clientelari).

Avendo scelto una linea di politica sindacale che identifica la causa dei lavoratori con i principi di uguaglianza e solidarietà, non possiamo che scegliere una linea di difesa dei Servizi Pubblici e, al suo interno, la strategia di tutela dei diritti dei lavoratori dell'Università Pubblica.

Ecco perché abbiamo immediatamente ritenuto indispensabile che la fuoriuscita da Tangentopoli comportasse un cambiamento reale nell'Organizzazione del Lavoro nei Servizi Pubblici, con l'abbandono dell'organizzazione del lavoro gerarchico.

Il lavoro pubblico gerarchico è il marchio inconfondibile del modello di società in cui viviamo, che ci allontana sempre più dalla Carta Costituzionale e produce continuo immiserimento sociale e civile mentre ci bombarda con spot che esaltano le meraviglie dell'idiota società mercantile capitalistica.

Qui oramai basta produrre, vendere e comprare, non importa cosa. Anche le caramelle di popò di gatto, se ben sostenute da un messaggio pubblicitario penetrante, trovano mercato e fanno profitti, rendendo ricchi i produttori e sempre più imbecilli i consumatori. L'occupazione è completamente subalterna ai meccanismi del mercato: i mercanti sono i nuovi imperatori del mondo, e poi facciamo finta di meravigliarci per la ferocia di fatti che solo con una dose massiccia di ipocrisia possiamo dire slegati dal modello di società in cui viviamo.

Questo modello Sociale, tutto basato sul Successo, sulla Gerarchia, sulla rincorsa per diventare più ricchi e potenti degli altri non cede facilmente il pilastro del suo potere, che è appunto il Modello Capitalistico verticale di Organizzazione del Lavoro, dell'intera società.

Non lo cede nel settore privato, ed il costo lo pagano i lavoratori con un migliaio di morti ammazzati all'anno, con gli infortuni e le malattie da lavoro; e non lo cede nel pubblico, dove l'analogia viene utilizzata per giustificare i privilegi della dirigenza pubblica, conferendo a questi ultimi una titolarità esclusiva nella gestione dell'OdL che è una vera e propria infamia!

Ecco perché ci hanno rifilato - dopo Tangentopoli - la Bufala del decreto di riforma della PA che non cambia assolutamente nulla, anzi conferma -rafforzandolo- il potere gerarchico dei dirigenti: potere da esercitare nell'esclusivo interessi di chi occupa la poltrona di dirigente, anche se non ha niente da dirigere, e non nell'interesse del Servizio Pubblico.

Ecco perché Marinelli e Serafino tentano di farci ingoiare una sfornata di dirigenti ed equiparati senza arte né parte, ecco perché i CCNL sono vere e proprie truffe, ecco perché il nostro Contratto Integrativo - l'Accordicchio - fa così schifo!

L'ultima infornata di Marinelli e Serafino mostrano come il degrado del nostro Ateneo abbia raggiunto livelli impensabili fino a qualche tempo fa: ad un numero incredibile di lavoratori viene riconosciuto un ruolo fittizio di dirigente, senza competenze concrete, profumatamente pagato e gli si accoppia un consulente privato per aiutarli "nell'arduo lavoro" cui devono far fronte.

Noi conosciamo bene chi sono i dirigenti e gli equiparati nominati da Serafino. Conosciamo bene le loro capacità, competenze, conoscenze professionali.

Sappiamo bene che l'Ateneo paga due figure addette alla Formazione che periodicamente vengono in vacanza a Firenze a spese dell'Ateneo ma che non hanno prodotto assolutamente nulla. Sappiamo tante altre cose che regolarmente mettiamo a conoscenza di tutti gli organi di controllo.

Sono queste cose che ci fanno dire senza tema di smentita che il livello di gestione clientelare raggiunto oggi dall'Ateneo fiorentino non è stato mai raggiunto prima.

Ma bisogna anche spiegare perché la CISL è sola in questa lotta, perché il resto del sindacalismo confederale - la CGIL soprattutto- si presta a questi giochi.

Non capire che obiettivo di primaria importanza per il movimento dei lavoratori in questa fase è scardinare tutte le forme d'autoritarismo in cui la controparte padronale (ma anche quella istituzionale e politica) si presenta per confermare il suo dominio, è sintomo di grossolana miopia politica: la CGIL si accontenta di portare avanti la vecchia, mummificata politica dei numeri (siamo il più grande sindacato dell'Ateneo, da soli rappresentiamo la maggioranza assoluta dei lavoratori, sostiene - sapendo di mentire - con gran vanto il segretario, grande coordinatore). Pensa - vantando grandi numeri - d'avere diritto a grandi quote di potere da spendere per rafforzare ancora di più la sua rappresentatività.

Non mi stupisce più di tanto che le forze istituzionali dell'Ateneo - nuovo rettore compreso - siano sensibili a questi discorsi: sono immersi nella palude del compromesso, della spartizione, del consociativismo, ma il frutto amaro che riescono a raccattare con questa politica consiste solo nella spartizione del potere clientelare di cui la PA è ancora appestata.

L'apertura di una nuova Tangentopoli in Toscana - nella Sanità Toscana - dovrebbe indurre ad una riflessione approfondita sulle sue cause.

Si potrebbe così capire, nella ricerca delle cause del malessere dei Servizi Pubblici, che non è affatto priva di influenze negative la scelta di un "Nuovo Modello di Gestione della cosa pubblica che nuovo non è".

Ma noi dobbiamo guardare anche in casa nostra, spiegare perché NOI stessi non siamo in grado di sostenere con vigore una scelta di politica sindacale così significativa, importante, pulita e tesa al cambiamento.

Diciamolo con grande franchezza, gli iscritti alla CISL Università che danno un contributo convinto alle nostre scelte politiche potrebbero essere senz'altro più numerosi; più numerosi e più convinti di fare bene: lasciamo che a fare da sponda alle lusinghe di un'amministrazione imbelle siano gli altri.

Invito tutti a difendere a testa alta gli ideali, le scelte politiche della CISL Università di Firenze, perché sono scelte pulite, fatte d'intelligenza politica, votate all'unica innovazione che vale la pena di perseguire: quella per cambiare una società politica che fa sempre più fatica a trovare il senso di una civiltà umana degna di questo nome.

 

I NOSTRI PROSSIMI IMPEGNI

 

Per il futuro, la nostra azione continuerà nella linea già tracciata, andremo avanti nel rivendicare la Riforma effettiva dell'Ateneo, un cambiamento in grado di dare seriamente efficacia ai Servizi dell'Università Pubblica; una politica Sindacale che sia in grado di legare questo Cambiamento al miglioramento reale, concreto e consistente della situazione dei lavoratori in tutti i posti di lavoro.

Cambiare davvero, l'abbiamo detto tante volte, per noi vuol dire revisionare le ATTIVITA', TUTTE LE ATTIVITA'; ristabilire ciò che si fa e ciò che non ha più senso fare.

E subito dopo stabilire chi fa le attività revisionate, e se è necessario avviare processi di aggiornamento, formazione, riqualificazione ecc., tenendo ben presente che qualsiasi tipo di aggiornamento o riqualificazione serve esclusivamente a colmare la distanza che separa le nuove attività revisionate da chi le deve fare (è inutile fare sceneggiate formative per chi l'attività già la sa fare o peggio inventarsi processi formativi per ruoli che non hanno senso, che non corrispondono ad alcuna attività utile per l'Università pubblica).

Dobbiamo gridarlo forte che alla bufala dell'Università costretta ad inseguire i "tumultuosi processi competitivi e innovativi" del capitalismo globalizzato noi non ci crediamo; che ci opponiamo con tutte le nostre forze alla trasformazione dell'Università pubblica in una comoda "dependance" del mercato, dei produttori privati, delle multinazionali.

Per tutti costoro, la sola Ricerca che ha senso è quella capace di tradursi in affari.

Del prione, la proteina somministrata con le farine animali che fa strage di mucche, nessuno sa nulla perché una ricerca di questo tipo non avrebbe portato profitti.

Quelli che invocano ipocritamente la libertà di Ricerca solo per subordinare la ricerca agli affari vogliono solo divorarsi l'Università Pubblica, che per noi deve invece diventare davvero e finalmente centro di sviluppo e trasmissione della conoscenza, del sapere.

Gli sforzi degli Scienziati per avere mano libera nella ricerca sugli Organismi Geneticamente Modificati e per brevettare i risultati della ricerca sul Genoma Umano non vanno nella direzione della difesa dell'Università pubblica, non si giustificano in nome della Scienza.

I Servizi che si legano alla nostra idea di Università Pubblica, nell'Accordicchio non ci sono,

C'è, invece, l'esatto contrario, insieme a dosi incredibili di ipocrisia.

Noi abbiamo sempre detto che nessuna Riorganizzazione seria dei Servizi tecnici e amministrativi è possibile rimanendo nella gabbia truffaldina del CCNL.

L'Accordicchio pretende insieme di "uscire" dal Contratto (ma dal lato sbagliato: quello del privilegio per pochi, del piatto di lenticchie per molti e, soprattutto, senza Riorganizzazione seria) pretendendo, nel contempo, che gli sia riconosciuta la perfetta aderenza al Contratto Nazionale: è questo che consente alla CRUI di intervenire pesantemente nelle nostre vicende.

La via corretta rimane quella che abbiamo indicato noi: rivendicare l'Autonomia dell'Ateneo garantita dalla legge, contrapponendola all'illegittimità del Contratto, per avviare una Riorganizzazione dell'Università pubblica che abbia come unica finalità la sua efficacia e che in questo percorso lineare e trasparente riconosca a tutti i lavoratori tecnici ed amministrativi il giusto ruolo e la giusta retribuzione.

Invece i nostri grandi INNOVATORI che fanno? Inventano i Poli: un modo come un altro per articolare/decentrare il solito modello verticale della PA di Tangentopoli.

"Inventano" i Poli e li spacciano per Innovazione Organizzativa e - con l'abituale autoreferenzialità - dichiarano che questa è la via dei miracoli per il Servizio Pubblico.

Vendono l'ennesima bufala, quella secondo la quale tutti i mali del nostro Ateneo derivano dall'eccesso di accentramento (che produce un iper lavoro in capo al direttore generale) e pretendono che la bufala compia la magia di scacciare le disfunzioni, gli sprechi e quant'altro...

 

PROSSIME SCADENZE

 

Sono due le scadenze che ci vedranno impegnati nel prossimo futuro.

La prima riguarda la Rielezione dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza: lo squallore della prima esperienza, quella nella quale preoccupazione esclusiva della CGIL fu quella di "mettere le mani" sugli RRLLSS, si è conclusa nell'unico modo possibile, senza alcun risultato in termini di miglioramento delle condizioni di Sicurezza e Salute dei Lavoratori, senza fare un solo passo avanti nell'applicazione delle norme obbligatorie ("626" e norme precedenti): l'Ateneo è inadempiente in gran parte dei suoi obblighi, dalla Formazione dei Lavoratori, all'idoneità dei locali, degli impianti, delle macchine eccetera), ma quel che è peggio non hanno fatto fare un solo passo in avanti per rendere chiaro ai lavoratori il senso della normativa, il fatto che la salute e la sicurezza siano un DIRITTO per i lavoratori e un DOVERE per il datore di lavoro, dovere al quale l'Amministrazione non può sottrarsi.

Il nostro obiettivo - anche questa volta - sarà quello di ottenere un Regolamento dignitoso per l'Elezione Diretta degli RRLLSS (Tutti elettori, Tutti eleggibili; una Testa un Voto).

Un Regolamento che serva a far eleggere lavoratori interessati ad occupare correttamente il ruolo di Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.

Questa nostra posizione ha un solo scopo: evitare che si trasformi il ruolo dei Rappresentanti per la Sicurezza in comode poltrone, in posti da utilizzare per interesse personale o di parte come è successo in questi tre anni, anni in cui gli RRLLSS sono stati sotto l'esclusivo dominio della CGIL, al solo fine di agevolare la gestione collaborativa/concertativa e clientelare della normativa sulla sicurezza del Lavoro; anni in cui non hanno prodotto assolutamente niente di buono, anni buttate al vento, totalmente inutili per la costruzione di un movimento di lotta per la salute, in ateneo e nella comunità cittadina.

 

CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA

 

La seconda questione aperta è, ovviamente il CONTRATTO INTEGRATIVO che ci rimanda alle vicende dell'ACCORDICCHIO ed alla sua evoluzione.

La solita CGIL (una e trina: SNUR-RSU e COMITATO DEGLI ISCRITTI) ha preparato una piattaforma aberrante che, per raccattare favori per l'Accordicchio, recepisce per intero l'impostazione del Contratto nazionale (sì, proprio quello che nega il diritto dei lavoratori a contrattare davvero qualcosa a livello decentrato: ma quand'è che si decidono ad aprire gli occhi ed ammettere che, secondo il Contratto Nazionale, la Riorganizzazione, tanto per fare un solo esempio, non è materia di Contrattazione ma puro dominio abusivo dei Dirigenti?).

Noi riproporremo le nostre scelte e convinzioni, perché siamo sulla strada giusta, sulla sola strada che ci può condurre a rifare davvero un Ateneo a misura di Università pubblica e nel contempo soddisfare gli interessi degli utenti, soprattutto di quelli meno abbienti ed i diritti di tutti i lavoratori.

Auguro a tutti noi, su questa strada, di trovare sempre maggiore convinzione, energie, passione e l'entusiasmo per andare avanti.

Grazie.

Caterina Palazzo

 

 
ultimo aggiornamento: 14-Mar-2000
Condividi su Facebook Twitter LinkedIn
Unifi Home Page

Inizio pagina