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CISL - Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori - Federazione Università Firenze
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LETTERA AL DATORE DI LAVORO - 13 GIUGNO 2011

LETTERA AL DATORE DI LAVORO

C’è differenza tra il datore di lavoro del ventennio fascista e il datore di lavoro della Repubblica? La risposta, ovvia, non può che essere un rotondo sì. Nella Repubblica fondata sul Lavoro diritti doveri prerogative e obblighi del datore di lavoro non possono sovrapporsi a quelli dell’Italia delle Corporazioni: il Lavoro della Costituzione non ha niente in comune con il Lavoro del fascismo. La Costituzione Repubblicana afferma i diritti indisponibili della persona, di tutte le persone, afferma il diritto di ciascuno al Lavoro. Non il diritto ad un lavoro qualsiasi, ma al lavoro in cui si realizza la personalità di ciascuno, il lavoro tassativamente privo di capacità lesiva della dignità del dipendente. La Costituzione riconosce il ruolo di datore di lavoro ma gli oppone il limite invalicabile della responsabilità della tutela dei diritti del lavoratore. Il datore di lavoro della Costituzione (che c’è…) ha l’obbligo di non violare i diritti costituzionali e contrattuali della persona cui “da il lavoro”, i suoi doveri gli impongono il divieto di negare il diritto del dipendente all’esercizio del suo mestiere, della sua professione: negare al lavoratore compiti attività e funzioni del suo ruolo contrattuale demansionarlo dequalificarlo emarginarlo è reato, sanzioni disciplinari e licenziamenti vessatori sono reati.

Dal 2009 sono costretto a “pagare il debito orario” confinato in una stanza spoglia senza avere niente da fare. 

La condanna all’inattività coatta non è giunta improvvisa: dopo la frequenza del corso di aggiornamento obbligatorio sul “mobbing” (Milano 2002, decisione aziendale), dopo la costituzione del Gruppo di Lavoro “Mobbing”, dopo i sopralluoghi per l’applicazione del nuovo articolo 4 del d.lgs. 626 (obbligo per tutti i datori di lavoro di valutare i rischi psico sociali organizzativi), l’interesse dell’Azienda Sanitaria è diventato monolitico: la riduzione progressiva di incarichi attività e compiti approda all’assenza integrale di incarichi, attività, compiti, carichi di lavoro! Oggi il mio impegno esclusivo è resistere alla graziosa pena inflitta dal gioviale datore di lavoro: sei ore giornaliere sul posto di lavoro, senza lavoro.

Curiose le motivazioni del mio trasferimento (dall’U.F. PISLL all’U.F. VIM, tappa essenziale del passaggio dalla riduzione all’esproprio del mio diritto al lavoro): non condividere il modello organizzativo imposto all’organo di vigilanza e ispezione … lamentele di “superiori gerarchici” e colleghi … disubbidienza ai “superiori gerarchici” (per aver inviato in Procura atti e documenti che l’upg è obbligato ad inviare!) ... In breve: la colpa di aver manifestato il mio pensiero sul modo di organizzare, programmare e gestire il lavoro nell’organo di vigilanza e controllo dei diritti dei lavoratori dipendenti; di aver mantenuto separati i ruoli di controllore e controllato; di aver “disubbidito” a ordini privi di legittimità; di non avere intrattenuto rapporti autoritari …

Prima di essere espropriato di compiti attività e ruolo, di subire la condanna a sei ore di costrizione a guardare i muri, il mio impegno professionale non era così male.

Nel Servizio d’Igiene pubblica e del territorio ho fra l’altro portato a termine negli anni ’80 due inchieste (inquinamento di falda acquifera, scarichi idrici abusivi, smaltimento illecito di rifiuti …) conclusi con sentenza definitiva (i responsabili individuati, processati, condannati ed obbligati alla bonifica dei siti inquinati …). Le due inchieste mi portarono in dono il premio del trasferimento dal Servizio di Igiene pubblica al Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza (... è senz’altro bravo … però è meglio che lo sia da qualche altra parte …).

Nel servizio PISLL ho promosso e realizzato l’intervento in Edilizia (fine anni ’80, inizio anni ’90) trasformandolo da episodico ed occasionale in priorità operativa. Ho promosso e realizzato la programmazione e l’incremento delle Inchieste infortuni. Mi sono occupato, con risultati indiscutibili malgrado le risorse scarse, del controllo di salute e sicurezza dei lavoratori nella costruzione di due gallerie ferroviarie sottoponendo, tra l’altro, a sequestro preventivo una delle due gallerie per l’esposizione dei lavoratori a silice libera cristallina, applicando con rigore ed imparzialità la direttiva cantieri (d.lgs. 494/96) alle F.S. Contemporaneamente alla vigilanza su Edilizia tradizionale e gallerie ferroviarie mi sono occupato, con scarse risorse e con risultati unanimemente riconosciuti, del controllo della costruzione del maxidepuratore. Ho avuto la massima disponibilità e professionalità nel fornire informazione ed assistenza a datori di lavoro, lavoratori, dirigenti, consulenti, RLS, RSU, OO.SS. … senza mai ledere gli obblighi di vigilanza e controllo. Ho applicato con puntualità, lealtà, imparzialità il nuovo articolo 4 del d.lgs. 626/94 contestando l’assenza del DVR in tutte le circostanze in cui ho accertato l’omessa valutazione dei rischi psico sociali organizzativi. Ho inviato decine d’inchieste di malattie professionali in Procura ravvisando la responsabilità di datori di lavoro e dirigenti per l’assenza del DVR (Cassazione: equivale all’assenza del Documento di Valutazione di Tutti i Rischi l’omessa valutazione di un rischio lavorativo…) e l’omessa assegnazione ai dipendenti di compiti compatibili con capacità e condizione di salute.

Da quando ho cominciato ad occuparmi di “mobbing” (del rischio lavorativo psico sociale organizzativo) l’Azienda Sanitaria ha moltiplicato gli sforzi per sottrarmi il lavoro, sforzi finalmente giunti all’esproprio integrale dei diritti Costituzionali e contrattuali. Malgrado le numerose richieste di rimuovere decisioni dirigenziali e disciplinari ingiustificabili, nonostante la consapevolezza dei Suoi obblighi (controllo dei dirigenti; rimozione di decisioni dirigenziali illecite), Lei si è ben guardato dall’intervenire. Analoga indifferenza ha manifestato l’Assessore al Diritto alla Salute malgrado la richiesta di esercitare il controllo sul Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria, come stabilito dalle inderogabili norme vigenti. Il Suo zelo si è spinto fino al punto di pretendere la tessera di riconoscimento (ufficiale di polizia giudiziaria) dopo aver chiesto al Governatore della Regione Toscana il ritiro della qualifica (UPG). Con incomparabile solerzia il governatore ha accolto la Sua richiesta comunicando al Prefetto la mia … sparizione dal servizio!

Sia il “sequestro” della tessera che il ritiro della qualifica di UPG non hanno base giuridica: come saprà, anche in Toscana vige la Costituzione Repubblicana antifascista.

Le chiedo di provvedere con cortese urgenza

-          a restituirmi il ruolo professionale disponendo il ritorno all’U.F. PISLL

-         a garantire l’autonomia e l’indipendenza operativa che compete all’operatore upg dell’ organo di vigilanza e controllo sui luoghi di lavoro

-          a restituirmi la tessera.

Cordiali saluti,  aldo mancuso

 
ultimo aggiornamento: 13-Giu-2011
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