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CISL - Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori - Federazione Università Firenze
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La relazione di Caterina Palazzo al convegno “Mobbing e Modernità” 2011

BOZZA PROVVISORIA - ESTRATTO

 

 

MOBBING & MODERNITA’ 2011

 

Questo terzo convegno Mobbing e modernità è ancora segnato dall’assenza di finalità accademiche. Povero di retorica e di dogmi, continua la ricerca di libere manifestazioni del pensiero, di persone che senza risposte preconfezionate si interrogano su:

 

-         Lavoro che uccide

-         Crescita delle mafie

-         Sviluppo della corruzione

-         Costituzione antifascista.

 

 

La Repubblica Italiana è fondata sul lavoro. Niente impediva ai costituenti di fondarla su altro, che so, ad esempio sull’ozio: avremmo avuto la Repubblica fondata sull’Ozio. All’obiezione di dotti ed eruditi (ma scherziamo? la Repubblica nata dalla Resistenza fondata sui fannulloni …) è proprio facile ribattere: ma davvero si può spacciare questo martoriato paese come Repubblica della Costituzione Antifascista nata dalla Resistenza?

 

E’ saggio ricordare che i costituenti erano liberi di fondare la Repubblica su quello che volevano. E’ saggio perché consente di illuminare significati e vincoli del COSTITUZIONALISMO in particolare il vincolo della COERENZA, virtù impraticabile in assenza di cosucce semplici e comuni: lealtà, onestà, buona fede, correttezza

 

Non credo che la resistenza al fascismo avesse come obiettivo una Costituzione qualunque. Le Costituzioni incoerenti avercele o non avercele è indifferente: affermano tutto ed il suo contrario, negano altrettanto.

 

Senza vincoli di coerenza VALORI PRINCÌPI IDEALI DIRITTI DOVERI OBBLIGHI SANZIONI ISTITUZIONI POTERI FUNZIONI GOVERNO LEGISLAZIONE MAGISTRATURE ORGANI DI GARANZIA MODELLI ORGANIZZATIVI … trasfigurano in gioco, scherzo, burla, scherno a cui si adattano con automatico opportunismo ciarlatani, furbetti, affaristi quelli che dicono la guerra è senza rimedionon ce l’ha fatta il Nazareno ad eliminarla figuriamoci la Costituzionela prostituzione è vecchia quanto il mondoc’è sempre stato chi sta sopra e chi sta sotto

 

In breve, l’armamentario di despoti, tiranni, dittatori, cortigiani e portaborse di ogni tempo e luogo è sempre a disposizione di chi della coerenza non sa che farsene: la Liberazione ci ha forse lasciato in dote un’armata di Cacciatori di Privilegi non troppo pratici di giustizia libertà uguaglianza?

 

 

Le Costituzioni senza coerenza sono garanzia di LIBERTA’ assoluta per alcuni, negazione di diritti giustizia e libertà per i più. Non garantiscono Libertà dall’oppressione, dalla discriminazione, dalla violenza… Non festeggiano la libertà degli uguali. Inneggiano al suo opposto: alla libertà del dominio. Libertà autoritaria carpita dai pochi, se non da uno, e concessa ad una cerchia ristretta di complici, devoti, cortigiani, fedeli, parenti, amici, compagni …

La Costituzione incoerente garantisce l’ordine autoritario, dispotico, fascista, il regno dei disuguali, il dominio degli uni sugli altri…

 

Il tempo che scorre impone la questione di questo terzo convegno: la Costituzione antifascista del ’48

 

-         antiautoritaria

-         che ripudia guerre offensive - violenza - sopraffazione - divisione in ricchi e poveri / potenti e diseredati …

-         fondata sulla libertà la dignità e i diritti di tutti, sul Lavoro luogo in cui si realizza la personalità di ciascuno …

 

che “ciazzecca” con

 

-         precari e disoccupati …

-         pensioni d’oro e di fame …

-         redditi favolosi e salari di sopravvivenza …

-         ricchezza e povertà …

-         la legge è uguale per tutti, sì però è solo un modo di dire …

-         opposizione sì ma anche no, altrimenti si fa il gioco del governo …

-         emarginati ed oppositori in carcere - delinquenti sugli altari …

-         il lavoro che umilia mutila ferisce uccide: e tenetevelo, tanto non c’è alternativa

 

 

che “ciazzeccano”

-         il mercato

-         la crescita

-         lo sviluppo

-         il pil

-         la concertazione

-         la flessibilità

-         la tav

-         il ponte sullo stretto

-         le grandi opere

-         lo sviluppo urbanistico

-         la speculazione edilizia

-         la grande distribuzione

-         le centrali nucleari

-         la privatizzazione dell’acqua con la Costituzione?

 

C’è poco da scherzare, vaghiamo smarriti nell’assurdo dell’incoerenza: la Costituzione antifascista da una parte, la vita di tutti i giorni dall’altra.

Per alcuni colma di pacchi dono senza fine, per i molti colma di delusioni, disagi, disincanto, sofferenza, solitudine … Non c’è proprio motivo di scandalo se la tanto celebrata distinzione tra Costituzione materiale e Costituzione formale è riconosciuta ormai da molti per quello che è: una Truffa.

 

Il ripudio della coerenza ha qualche effetto speciale indesiderato: malgrado le amorevoli cure della propaganda di regime mostra impietosamente che il bel paese è diviso in Truffati e Truffatori

 

Trovo comico il rimprovero all’opposizione dei cosiddetti “analisti più attenti”: è priva di un progetto alternativo al Governo! Va bene che la botte piena e la moglie ubriaca è il soave motto dei furbi, anche dei furbetti della democrazia, ma se tutti insieme appassionatamente inneggiano a Crescita, Sviluppo, Competitività, Produttività, Flessibilità … come si fa a pretendere un programma “alternativo a quello del Governo”?

Se la Costituzione antifascista è indigesta alla “Politica”, all’intera classe dirigente, come si può pretendere un programma che ci liberi dal barzellettiere, dalla sua corte, da quelle falsamente alternative?

 

Se i Costituenti avessero fondato la Repubblica sull’ozio e le Istituzioni, anziché occuparsi d’altro, si preoccupavano della sua coerenza (interna esterna), il diritto all’ozio di ciascuno difficilmente sarebbe stato ridotto a chiacchiera. Costringere anche una sola persona a rischiare la vita sul lavoro avrebbe richiesto quanto meno l’ausilio delle forze di polizia, come nei regimi totalitari.

 

Il paradosso: nella Democrazia fondata sul lavoro basta poco per costringere uomini e donne a morire di lavoro. Bastano i richiami al mercato … alla crescita … lo sviluppo … la concertazione … basta la modernità dell’ultima intimidazione: niente crescita niente occupazione: i prescelti vadano a lavorare e stiano zitti …

 

Quanta tristezza: nel bel paese la produzione di lavoratori umiliati feriti mutilati uccisi marcia a pieno regime senza che la polizia sia costretta a presidiare piazze, fabbriche, cantieri, uffici, mercati …

 

 

La Costituzione del ’48 non è un feticcio. Denunciarne l’omessa applicazione, la derisione quotidiana, non significa far parte della platea dei fedeli ipocriti e contenti. Le incoerenze nella carta del ’48 ci sono, vistose (non solo l’articolo 7...). Non è il caso di negarle ma di chiedersi: perché la classe dirigente le sviluppa a dismisura anziché superarle?

 

 

Trovo idiota la tesi che imputa allo sbarco in Normandia la sconfitta del fascismo: senza gli americani porteremmo ancora la camicia nera. Ha l’aria dell’ennesimo balzo dell’intellighenzia nostrana sul carro dei vincitori, l’adesione al regime del privilegio pagata con la rinuncia ad ogni bagliore critico.

 

 

E’ invece comune che i comici squarcino i veli della retorica e dell’ipocrisia. A me pare che l’esibizione di Benigni sul tricolore metta più che altro in rilievo l’autentica ricchezza di questo paese: la presenza di minoranze insopprimibili che non rinunciano a lottare per la libertà, l’uguaglianza, la giustizia. Centocinquanta anni fa giovani e meno giovani si rivoltarono contro le armate di otto Stati. Lo fecero per ottenere la liberazione dal dominio, dalla servitù: la nostra storia, depurata dalle manipolazioni, narra forse del paese dove è più comune che altrove la rivolta contro l’ingiustizia? Racconta di minoranze consistenti e ribelli che coltivano l’abbandono della Servitù Volontaria?

 

La Costituzione antifascista non costringe a morire sul lavoro … non alleva la corruzione … non civetta con la mafia … non si finge spiritosa chiamando intelligence gli spioni … non coltiva segreti di stato… non è impegnata a nascondere gli intrecci della classe dirigente con le mafie … Per superare le sue incoerenze basta dar vita (effettività) alle sue “novità, in particolare, come ricorda Ugo De Siervo, alla superiorità della Costituzione su Parlamento Governo Magistrature Organi di Garanzia!

 

 

 

Il legislatore degli anni ’50 è rimasto insuperato nel varare Leggi di tutela dei diritti dei lavoratori. Tra gli estimatori di quella legislazione ho citato Carlo Smuraglia che, alla presenza del garante della Costituzione, anziché limitarsi ad esibire indignazione a buon mercato, ha sostenuto lapidario la sua convinzione: il lavoro non uccide per l’assenza di buone leggi, il lavoro uccide perché latita la volontà di ostacolarlo.

 

Dal varo dei decreti del presidente della Repubblica degli anni ’50, il legislatore fa da spalla a quanti si applicano con certosino impegno nel garantire che le leggi di tutela dei diritti dei lavoratori non siano applicate. Sembra quasi che la regola materiale effettiva sia diventata: è vietato applicare le leggi che tutelano i diritti dei lavoratori!

 

Non sono mancati i casi di ciarlataneria legislativa. Come definire altrimenti il recepimento della direttiva europea (la 626) che ci costò sanzione e obbligo di modifica dall’U.E.? La storia si ripete con il Testo Unico del 2008: iI lavoratore demansionato, dequalificato, emarginato, insultato, umiliatoè solo un dipendente stressato. Che nessuno si azzardi a parlare di responsabilità penale del datore di lavoro! La folla di esperti di tutti gli schieramenti non perde occasione per gridare che la colpa dello stress non può che essere del dipendente stressato, è lui la causa del suo disagio.

 

 

 

Il principio autoritario veste ordinamenti dispotici e non? … 2007

 

L’architrave che regge il sistema che evita accuratamente di applicare la Costituzione antifascista è il Modello Organizzativo (Realizzato). Non c’è azzardo nel sostenere che “la classe dirigente” confida nella potenza del modello organizzativo per mandare al macero, anziché applicarle, le Leggi della Costituzione antifascista. Non è il sopravvento della burocrazia. E’ la Politica che scopre nell’immutabilità del Modello Organizzativo la certezza della propria autoriproduzione senza fine (il problema di tutte le Caste è quello di assicurarsi il modo per non correre il rischio di perdere i privilegi arraffati…). Strada maestra per difendere disuguaglianze, ingiustizie, soprusi, discriminazioni è l’imposizione dell’organizzazione verticale di tutto: vita lavoro politica informazione sanità trasporti scuola giustizia università

 

Niente come il Modello Organizzativo gerarchico garantisce stabilità e sviluppo alle società stratificate, comprese quelle che pretendono di stratificarsi in nome della Democrazia. Niente è più efficace nel rendere nulli principi, valori e leggi antifasciste:

 

-         Il lavoro non uccide perché il controllore non sa controllare …

 

-         Acqua terra aria e cibo non sono avvelenati perché sfuggono misteriosamente e regolarmente inquinatori e mercanti ...

 

-         L’evasione fiscale non è figlia di norme inadeguate e personale “svampito” (ladri inafferrabili, guardie incapaci …).

 

-         Non abbiamo la magistratura più numerosa, meglio pagata, con risultati insoddisfacenti, perché i magistrati non ci prendono…

 

-         Lo squallore dell’abitare non è conseguenza del degrado del cittadino …

 

-         Il paesaggio non è devastato dalla diabolica abilità dei costruttori.

 

-         Non siamo incapaci di sbaragliare le mafie per l’inadeguatezza di norme, uomini e mezzi…

 

-         La corruzione non è insuperabile perché alberga nel cuore degli umani senza possibilità di sfratto …

 

Ma allora, cosa determina l’esito fallimentare dei controlli? La verità è davvero banale: sono fallimenti programmati. Il fallimento non è scritto nelle Tavole della Legge: è quanto i governanti impongono nell’uso consumo e abuso della Legge. Perché il capovolgimento della Costituzione antifascista si affermi, il Modello Organizzativo Verticale è indispensabile: organizzazione stratificata gerarchie comando autoritàsono strumenti per demolire Diritti Giustizia Eguaglianza e far posto a Privilegi Ingiustizie Violenza

 

 

L’AZIENDALIZZAZIONE ha marciato baldanzosa predicando che nella separazione dell’INDIRIZZO/CONTROLLO dalla GESTIONE era la salvezza della Pubblica Amministrazione. Il legislatore sentenziò che levare le mani dei politici dalla “roba” era semplice e veloce, “basta separare le funzioni: al politico il potere di nominare ed il dovere di controllare, al tecnico la responsabilità di gestire”. Ebbene, non conosco un solo caso in cui il politico ha chiesto conto della cattiva gestione e cacciato il gestore incapace… Manager e dirigenti continuano ad avere redditi d’oro senza l’onere di mostrare briciole delle competenze per cui sono strapagati. Non c’é notizia di un solo angolo della pubblica amministrazione che abbia innovato il suo modello organizzativo, tutto è rimasto uguale … Soprattutto nella Pubblica Amministrazione la modalità organizzativa del lavoro unica ammessa è quella verticale: si sa chi comanda … chi obbedisce … chi decide … chi esegue … chi premia … chi punisce … L’organizzazione del lavoro orizzontale partecipata che ambisce ad efficaci prestazioni di qualità, al buon andamento dei Servizi contemperato dalla realizzazione della personalità dei lavoratori, è proprio argomento accademico: la realtà è ben altra cosa

 

2007 - 2011

 

- Il discusso bilancio di una ASL Toscana. E’ stato scoperto un debito cresciuto negli anni senza che nessuno si accorgesse delle irregolarità che lo alimentavano. Emerso l’ammanco, avviata la ricerca delle responsabilità, la Regione Toscana indica nei Revisori dei Conti e nelle Agenzie di Certificazione i soggetti cui imputare il fattaccio.

 

E’ esempio di come la politica usa le Leggi capovolgendole?

 

La distinzione tra Indirizzo/Controllo e Gestione separa politica e amministrazione: la politica nomina i gestori e li controlla; l’amministratore è responsabile della gestione … Nominati i direttori generali la funzione politica si esercita sul versante del controllo: chi nomina i D.G. non ha responsabilità per omissione di controllo solo se il gestore si sottrae alle verifiche con inarrivabile genio criminale. Delle due l’una: o il gestore ASL, mago della finanza e della contabilità malavitosa, ha utilizzato meccanismi incomprensibili agli umani o siamo di fronte alla violazione degli obblighi di controllo del potere politico: volete la bicicletta, il potere di nomina dei direttori generali dei servizi pubblici aziendalizzati? e allora pedalate, ergo: controllate!

 

Chiedo: rovesciare la responsabilità (Revisore dei Conti e Società di Certificazione) è “uso improprio del potere di delega”? E’ “tentato scaricabarile”?

 

Chiedo ancora: La guerra per la nomina dei primari che infiamma la Sanità Nazionale chiarisce perché si è voluto e si vuole Aziendalizzare Liberalizzare i Servizi pubblici? L’obiettivo è togliere le mani dei politici dalla “roba” o sviluppare nuove ricche filiere dell’illecito?

 

Un inciso tanto per non parlar male solo degli altri. Anche l’Università pubblica ha preso l’abitudine di sorvolare sulle antiche aristoteliche contraddizioni: da un lato predica la collaborazione imprescindibile con l’impresa pena la fine del mondo o giù di lì…, dall’altro pretende di essere culla della Libertà di Ricerca e Insegnamento

 

 

 

- Esempio clamoroso di come il modello organizzativo gerarchico sia strumento “raffinatissimo” per capovolgere la Legalità della Costituzione è dato dall’Organizzazione dell’Organo di Vigilanza e Controllo nei Luoghi di Lavoro, in Toscana i Servizi PISLL.

 

I controllori, in qualsiasi campo, sono contraddistinti da ineludibili necessità di autonomia e indipendenza: collocare gli organi di controllo all’interno di organizzazioni gerarchiche rende un gioco da ragazzi stravolgerne le funzioni fino a soffocarle.

 

Nella costruzione dei Servizi PISLL in Toscana il potere politico ha un ruolo decisivo nel determinarne organizzazione programmi priorità attività compiti responsabilità cariche incarichi Il Sistema che va dall’Assessore al Diritto alla Saluteal Direttore Generale ASLal Dipartimento di Prevenzionefino ai Servizi Territoriali determina integralmente l’azione dei singoli operatori addetti a vigilanza e controllo.

 

-         Politici e amministratori, strettamente connessi nella stessa filiera, dominano gli organi di vigilanza e controllo

 

-         i controllati impongono le modalità di controllo ai controllori :

 

è lecito stupirsi dei risultati dell’attività dei controllori, dell’esito sconsolante dei controlli sul lavoro che uccide?

 

 

- Altro esempio della difficoltà di liberarsi delle scorie organizzative autoritarie è fornito dalla recente, peraltro lodevolissima, decisione del Procuratore della Repubblica di Firenze: costituire un pool di magistrati per i reati in materia di salute e sicurezza del lavoro La responsabilità del pool - gruppo di lavoro è stata affidata al procuratore aggiunto che ha avviato contatti diretti con il Dipartimento di Prevenzione conclusi con

 

-         “la disponibilità del pubblico ministero a periodici momenti di confronto con i responsabili PISLL per fornire ai Servizi indirizzi operativi relativi all’attività di polizia giudiziaria e chiarire gli aspetti di più controversa applicazione”.

 

-         “la disponibilità ad un incontro con tutti gli upg finalizzato a fornire indirizzi operativi e chiarire eventuali dubbi degli operatori…”.

 

Il procuratore aggiunto, forse per mostrare l’entusiasmo con cui ha assunto il nuovo incarico, ha subito dato corso all’impegno di fornire indirizzi e chiarire aspetti interpretativi controversi pronunciandosi sui casi di

 

 

mobbing

 

consigliandodi limitare le indagini a pochi casi di grande evidenza del fenomeno, perché il percorso giudiziario non è per lo più idoneo a risolvere i problemi, nella grande maggioranza dei casi non presenta elementi tali da poter essere sostenuti in giudizio, per lo più non produce vantaggi al lavoratore, non consente di individuare responsabilità, impegna notevoli risorse del servizio che possono più utilmente essere impiegati in altri ambiti della prevenzione nei luoghi di lavoro”.

 

Giudizi netti: mettono in evidenza la ”padronanza” del responsabile del pool delle norme di salute e sicurezza del lavoro?

 

Sempre in tema di “mobbing”, il procuratore aggiunto ha dato un ulteriore saggio di competenza pronunciandosi sugli obblighi del datore di lavoro nell’uso dei lavoratori (quali compiti, funzioni, mansioni, attività … affidare ai dipendenti)

sostenendo

 

che il termine capacità utilizzato dalla norma per stabilire gli obblighi del datore di lavoro va inteso esclusivamente in rapporto alla salute e sicurezza del dipendente, non alle sue capacità professionali

 

concludendo

 

“che non è sanzionabile il datore di lavoro che, nell’assegnare le mansioni, non valorizzi a pieno le capacità professionali del lavoratore”.

 

 

Ormai non mi stupisce più di tanto la folla tumultuosa che corre in soccorso dei poveri datori di lavoro Confesso però che la scelta del responsabile del pool mi lascia perplessa, anzi stupefatta!

 

Con questa “guida” si contrasteranno infortuni e malattie da lavoro?

Sotto questa direzione prenderà avvio la collaborazione fruttuosa tra pubblici ministeri e operatori dell’organo di vigilanza?

Interpretazioni ed Indirizzi” del responsabile del pool miglioreranno l’efficacia dei Servizi e della Procura?

 

Ne dubito. Ogni volta che il principio autoritario si impone, Diritto e Giustizia retrocedono, non avanzano.

 

 

 

La posizione del responsabile del pool ha fatto emergere la critica, peraltro solitaria, che riporto.

 

INCONTRO OPERATORI PISLL E PUBBLICI MINISTERI

 

Ogni sforzo teso alla costruzione di relazioni stabili tra Organi di vigilanza e Procura della Repubblica è lodevole, è … condizione necessaria per dare efficacia al contrasto al lavoro che umilia ferisce mutila e uccide e la decisione di costituire un pool di pubblici ministeri per i reati in materia di salute e sicurezza del lavoro testimonia la volontà della Procura fiorentina di dare effettività-efficacia alla tutela dei diritti dei lavoratori.

E’ però indispensabile evitare le “trappole” che generano immobilismo anziché innovazione. E’ questo il rischio che incombe impostando rapporti verticali tra pubblici ministeri e operatori: non si fanno passi avanti se le relazioni tra operatori e pubblici ministeri non coltivano la finalità esclusiva di migliorare l’azione di entrambi.

L’incontro responsabile pool - operatori va’ nella direzione giusta ma pare subire fascino e suggestioni del passo del gambero

 

-         con la subordinazione dei contatti diretti ai momenti di confronto tra responsabili (vertici PISLL e vertice pool);

 

-         con la disponibilità del responsabile del pool a fornire indirizzi operativi sull’attività di polizia giudiziaria chiarire gli aspetti di più controversa interpretazione … chiarire eventuali dubbi degli operatori raccolti dal Dipartimento e trasmessi in Procura.

 

Ostico mostrare la coerenza di una impostazione siffatta con la finalità di rafforzare il controllo di legalità sul lavoro pubblico e privato; il resoconto dell’incontro tra il responsabile del pool e i vertici del Dipartimento conferma i rischi che derivano da un’errata impostazione delle relazioni tra Organo di vigilanza e Procura della Repubblica.

 

Sul “mobbing”(IL RISCHIO PSICO SOCIALE ORGANIZZATIVO) la posizione del procuratore aggiunto evidenzia il rischio di stravolgimenti pericolosi se si addossa ad un pubblico ministero l’onere di indicare priorità ed indirizzi di politica giudiziaria per gli operatori dell’organo di vigilanza e controllo. Cosa legittima le riflessioni personali del responsabile del pool? Utilizzando il suo metro valutativo si può tranquillamente sostenere che è meglio smettere di fare le inchieste per gli infortuni sul lavoro visto l’esito dei processi ...

 

Altra interpretazione improvvida:Il termine capacità va inteso in rapporto alla salute e alla sicurezza e non alle capacità professionali del lavoratore… non è sanzionabile il datore di lavoro che, nell’assegnare le mansioni, non valorizzi a pieno le capacità professionali del lavoratore”.

 

Qui è ancora più evidente il rischio che relazioni mal impostate tra pubblici ministeri ed operatori con funzione di vigilanza e controllo producano “pasticci” danneggiando, anziché tutelare, i lavoratori. Su quale base è lecito assumere l’analisi soggettiva del procuratore aggiunto ed imporla agli operatori quale linea interpretativa della Legge?

 

Di quale Lavoro parla il responsabile del pool? Per il suo ruolo di pubblico ministero non può che parlare del Lavoro della Costituzione Repubblicana, ovviamente.

 

Ma è la Costituzione che proclama solennemente i DIRITTI INDISPONIBILI DELLA PERSONA. Non solo Diritto alla salute ed alla sicurezza (sul lavoro) ma DIRITTO al LAVORO.

 

Non ad un Lavoro qualsiasi, ma a quello in cui si realizza la personalità di ciascuno, il lavoro privo di capacità lesiva della dignità del dipendente.

 

La Costituzione riconosce il ruolo di chi “da il lavoro” ma gli oppone il limite tassativo della responsabilità diretta della tutela del dipendente. Il datore di lavoronon deve valorizzare le capacità professionali del dipendente”: ha l’Obbligo inderogabile di non violare I DIRITTI COSTITUZIONALI e CONTRATTUALI della persona alla quale “da il lavoro. Il divieto di affidare compiti incompatibili con la condizione di salute è solo uno degli obblighi imposti al datore di lavoro. Non porre ostacoli ingiustificati alla Personalità e Dignità del Lavoratore completa i suoi doveri e gli impongono il divieto di negare il diritto del dipendente all’esercizio del suo mestiere, della sua professione. Negare al lavoratore compiti attività e funzioni del suo ruolo contrattuale, demansionarlo, dequalificarlo, è reato. La negazione del diritto del dipendente, che esiti o meno in malattia, è conseguenza dell’azione illecita del datore di lavoro, del suo comportamento antigiuridico sanzionato dalla Legge, dalla Costituzione antifascista!

 

Di fronte a questa critica, priva di elementi eccedenti la dialettica tra ruoli e posizioni non coincidenti, la reazione del titolare del pool è apparsa come la tipica reazione delle organizzazioni verticali: la pretesa esclusione dell’unica voce critica emersa nel confronto tra operatori e pubblici ministeri, il rifiuto del dialogo.

 

E’ così che si tutelano i diritti dei lavoratori a Firenze? Così si ostacola il lavoro che umilia ferisce mutila e uccide a Firenze?

 

 

I Codici fascisti potevano essere mantenuti ad una sola condizione, che il Legislatore procedesse celermente alla loro Costituzionalizzazione: dal ’48, sono i Codici che si impongono alla Costituzione e non viceversa: è un segno del passaggio immobile dal fascismo all’antifascismo?

 

Negare alla Costituzione il Diritto Penale che sanziona il Lavoro illecito, violento, assassino, è segno di quanto siano ampie e determinate le cricche scellerate che non vogliono abbandonare il Lavoro autoritario, del comando, del “capo”, del padrone, del dirigente; il lavoro dei poveri per i ricchi, della gerarchia, dei superiori e dei sottoposti, il lavoro che nobilita i sudditi e gli schiavi e li rende “liberi” Confinare la violenza morale sul lavoro nel recinto civilistico negandone la valenza penale, negando il diritto penale ramo pubblico dell’ordinamento, è segno di quanto sia diffusa l’ostilità all’applicazione delle Leggi di tutela dei diritti dei lavoratori.

 

Fa scandalo - non solo per Confindustria - il “dolo eventuale” della sanzione ai TyssenKrupp, non è mai stato scandalo l’uccisione dei lavoratori nella Repubblica fondata sul lavoro: l’assassinio pagato con lo schiaffo di risarcimenti ingiuriosi!

 

I commenti di Beniamino Deidda sulla necessità di aggiornare “il codice Rocco”, ponendo nel rilievo che meritano i reati colposi, i reati della Modernità, pongono un drammatico interrogativo: come aspettarsi la Costituzionalizzazione dei codici dal Legislatore indifferente alla Costituzione?

 

Intanto il Diritto costituzionale al Lavoro, sano e sicuro, è negato mentre le corti del “diritto privato” si baloccano con le richieste di allegazione: è da provare fuori da ogni ragionevole dubbio che il dipendente subisca un danno dalla negazione dei diritti costituzionali e contrattuali! Come sia possibile realizzarsi sul lavoro se il datore di lavoro nega diritti fondamentali e indisponibili senza che nessuno faccia nulla per impedirglielo è un mistero o … il gioco delle tre carte. Rubare il lavoro la dignità la libertà la vita al dipendente non basta per escludere dalla condizione privilegiata di datore di lavoro chi si macchia di cotanta infamia? Il datore di lavoro che ruba la libertà al dipendente, costringendolo all’inattività coatta del demansionamento, deve solo risarcire il danno se il lavoratore lo chiede? confidando peraltro nella possibilità di farla franca se i suoi avvocati minano l’incerto convincimento del Giudice mettendo in dubbio le prove allegate …

 

E’ questo il Lavoro della Costituzione antifascista?

 

Rubare il lavoro è il Delitto. Se non si sanziona chi ruba il lavoro fingendo di darlo Diritto penale Tribunali Procure Polizie Carceri Avvocature Ordini Giuristi … assumono sembianze terribili, di chi è al servizio del despota, a disposizione della cricca di malfattori che si fregia del titolo di Classe Dirigente e devasta la Costituzione antifascista, non le vetrine delle banche.

 

Non indispettisca il quesito: c’è un Giudice a Firenze? c’è un Avvocato a Firenze?

 

 

 

CACCIA ALLA POLIZIA GIUDIZIARIA

 

La voglia di ammanettare la Giustizia della Costituzione, dopo aver gerarchizzato le Procure con la consegna del potere ai “capi”, ha aperto una finestra sulla Polizia Giudiziaria. Privare i magistrati della disponibilità della polizia giudiziaria vuol dire incidere pesantemente sull’obbligatorietà dell’azione penale, già compromessa dallo stato in cui versano quasi tutti i distretti giudiziari. Qual è il senso di questa mossa politico parlamentare governativa?

 

Presto detto: prendere due piccioni con una fava

 

-        Impedire di operare ai pubblici ministeri, soprattutto a quei pochi che esercitano l’azione penale secondo la Costituzione;

 

-        Infilare la polizia giudiziaria in una struttura verticale in modo che l’autonomia degli operatori sia cancellata e l’esercizio dell’azione penale sottomessa integralmente al potere politico amministrativo.

 

La normativa degli anni ’50 prevedeva che il controllo sull’applicazione della leggi di salute e sicurezza del lavoro fosse compito degli operatori con la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria (upg). La Riforma Sanitaria del ’78, regionalizzando la Sanità, ha trasferito alle Regioni gli organi di vigilanza e controllo. La nuova organizzazione ha, almeno in teoria, esaltato autonomia indipendenza e responsabilità degli operatori con la creazione di Servizi in cui si privilegia il Lavoro di gruppo, l’Aggiornamento, la Programmazione delle attività individuando le Priorità vincolate ai rischi territoriali … Gli operatori PISLL UPG restano a disposizione del pubblico ministero mantenendo però l’indipendenza necessaria per accertare ed impedire, tramite l’iniziativa autonoma e diretta, le violazioni ai Diritti dei lavoratori.

 

In teoria, gli operatori godono di due forme di autonomia, quella interna al Servizio e quella che deriva dalla qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria.

 

In pratica, la prima è negata con l’organizzazione gerarchica dei PISLL; la seconda da pubblici ministeri gelosi custodi della titolarità dell’azione penale.

 

L’indipendenza degli operatori non è malvista ed osteggiata solo dai datori di lavoro. Anche pubblici ministeri e giudici non mostrano un forte bisogno di funzionari professionalmente impeccabili. Più facile trovarli in sintonia con i soggetti più disparati che non con gli operatori upg comuni, quelli senza incarichi burocratici, di vertice: gli operatori che fanno il loro lavoro “senza imbracature politiche”

 

Non stupisce la ferocia dell’azione penale esercitata a Firenze contro due operatori colpevoli di saper fare il mestiere di funzionario addetto al servizio pubblico di vigilanza e controllo nei luoghi di lavoro.

 

Stupisce semmai la compattezza del vasto fronte dei persecutori, stupisce il silenzio tombale che accompagna la violenza sistematica contro chi applica con correttezza lealtà buona fede imparzialità le norme di salute e sicurezza del lavoro.

 

La piccata opposizione di pubblici ministeri e giudici fiorentini al riconoscimento dell’operatore UPG quale persona offesa è un ulteriore segno di come un malinteso senso delle prerogative possa assumere contorni che sono tutt’altro che garanzie di tutela dei diritti dei lavoratori. Sulla richiesta di cassare per nullità la decisione del gip fiorentino (esclusione dell’upg dalla camera di consiglio) si pronuncerà La Cassazione. L’attesa di una nuova testimonianza di equilibrio della Suprema Corte è l’occasione per ricordare che l’esito del maxiprocesso deve molto, se non tutto, alla modifica voluta da Giovanni Falcone sulla rotazione dei giudici nei processi di mafia …

 

 

Se autonomia ed indipendenza diffuse sono negate, la tutela dei diritti dei lavoratori non l’avremo mai, l’applicazione della Costituzione resterà un sogno per chi vuole vederla realizzata, un incubo per chi teme che lo sia.

 

 

I segni di rivolta contro lo sfruttamento (il marketing) delle beatificazioni mi hanno fatto tornare in mente Don Milani, che di celebrazioni non ha proprio bisogno! E’ una buona occasione per ricordare che le gerarchie ecclesiastiche non furono lasciate sole a punire il diritto alla disubbidienza senza il quale siamo disarmati contro ogni forma di dispotismo. Anche la Giustizia, la magistratura italiana, ha avuto modo di interessarsene: negli anni ’60 Don Milani lamentava l’assenza di coerenza, l’indifferenza, la mancanza di voglia di dare vita a Principi Ideali e Valori della Costituzione antifascista.

 

I suoi persecutori mal digerivano l’amore per gli ultimi, i poveri, gli emarginati, quelli che trovano posto solo nella Costituzione che afferma i Diritti di tutti, la Costituzione che ancora non c’è …

 

 

Perché il lavoro che uccide le mafie e la corruzione non arretrano?

 

Beh, la risposta è proprio banale: strage del lavoro, corruzione e mafie sono tutelati, i lavoratori no!

 

Colpito chi è solo

 

Servitore dello stato … funzionario integerrimo… colpito mentre faceva il proprio dovere: titoli roboanti furbescamente sprecati non per indicare i comuni cittadini della Costituzione antifascista ma … chi se l’è cercata anziché adattarsi al regime dei furbi ...

 

Non si parli di povertà …

 

Più passa il tempo, la proprietà/dominio dei mezzi di comunicazione avanza, la democrazia si stratifica, più degli ultimi parlano solo i primi, i ricchi, i potenti, i sistemati …

 

Nel fulgore della globalizzazione, gli ultimi - i senza potere, quelli che non contano nulla - sono espropriati persino della libertà di parlare di sé. In loro nome parlano gli altri … La colpa dell’infortunio è del lavoratore infortunato, la colpa della malattia è del lavoratore che si ammala, poteva mancare che la colpa della povertà non ricadesse sui poveri ? che miseria e fame non venissero imputate dai “migliori”, da quelli con la pancia sempre piena, a chi deve “mendicare un tozzo di pane per vivere”?

 

Ma le sciocchezze su sviluppo PIL crescita … cos’altro sono se non idiozie autoritarie che negano sfacciatamente la Costituzione antifascista?

 

Fa orrore sentire i soloni di crescita e sviluppo giustificare i maltrattamenti inflitti ai precari, ai disoccupati, a chi non è in condizione di vivere una vita dignitosa, con i livelli di crescita insufficienti.

 

I livelli di occupazione sono legati alla libertà delle imprese … Sono le imprese senza lacci e laccioli che danno il lavoro … La Costituzione la fa facile dicendo che tutti hanno il diritto al lavoro dignitoso, ma se non si consente ai padroni di fare come dicono loro, se non si consente alle imprese di competere liberamente sui mercati globali, il lavoro diventa una chimera”. Così parlano “i migliori” nostrani … la bella classe dirigente che si pappa il paese in barba alla Costituzione: il Lavoro elargito come elemosina anziché il luogo dove ognuno realizza se stesso, in relazione con gli altri… Ma il lavoro elemosina, come il lavoro degli schiavi, è lavoro autoritario, distruttivo, dispotico, violento!

 

Sarà un paradosso, ma virtù di questo martoriato paese è quella di rendere visibili, malgrado tutto, prima o poi, imbrogli imbroglioni e imbrogliati.

 

La società dei migliori … ma quali migliori? Mediocri che si arricchiscono, si sistemano, portano a casa la roba … mostrando orgogliosi il marchio dell’ uomo di Musil ... Individui senza qualità che arraffano ed accumulano privilegi, divorati da appetiti idioti, identità incapaci di vivere relazioni e riconoscimenti paritari, gente ferma alle soglie dell’umano, impedita di varcarne il confine…

 

Ma quale società dei migliori? I ricchi i potenti i sistemati … sono lì solo perché oleano i meccanismi autoritari, quelli che consentono di fare passi avanti a chi si adatta all’imbecillità della gerarchia, della carriera, del successo, del “principio” di superiorità degli uni sugli altri!

 

 

Nonostante tutto il miracolo della caduta del prosciutto avanza

 

Avanza e svela che i pataccari ciarlatani del dominio sono ignudi e repellenti nella squallida esibizione di ricchezza e potere … che la società dei disuguali è la miseria dei senza qualità che l’umano separa le società autoritarie da quelle dell’uguaglianza dei diritti di tutti, le comunità delle relazioni tra persone come occasione di godimento, non di guerra… che la Costituzione antifascista vale la pena di viverla

 

Hanno spacciato Gino Bartali come un bonaccione opportunista legato al carro dei forti. Ora che sappiamo delle sue azioni partigiane, della sua lotta per strappare vite a fascisti e nazisti, ora capiamo il suo “è tutto sbagliato, è tutto da rifare …”.

 

 

L’invito a riflettere su come ognuno di noi vive la truffa alla Costituzione non è stimolo per indurre sensi di colpa.

 

Noi e la Cultura del Privilegio: quanto ci costa il suo rifiuto nei gesti quotidiani?

 

Quanto cediamo alle lusinghe del riconoscimento, al desiderio di essere accettati?

 

Quanto ai timori di essere emarginati, esclusi, aggrediti, liquefatti se siamo leali con la Costituzione, con noi stessi?

 

Rivoltarsi contro la miseria di un mondo capovolto, che cammina sulle stampelle dorate della menzogna, negando la comunità di pace e solidarietà dell’antifascismo, è possibile … e senza pagare pegno …

 

Caterina Palazzo

 

 

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ultimo aggiornamento: 24-Mag-2011
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