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CISL - Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori - Federazione Università Firenze
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Lettera del Segretario Generale della CISL Università Toscana

Al Presidente della Regione Toscana

Claudio Martini

SEDE

Lettera Aperta

 

Ill. mo Signor Presidente,

 

Le scrivo con la convinzione che sia possibile cambiare la terribile realtà che viviamo: tanti morti sul lavoro, stragi di chi fa fatica ad esercitare il diritto di vivere.

 

Ho ascoltato in varie occasioni sbandierare la bontà del Modello Toscano per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, sostenere che grande è l’impegno profuso nella lotta al lavoro che uccide.

 

La realtà quotidianamente smentisce il plauso auto-referenziale: nella nostra Regione si muore come nelle altre Regioni, come nelle Regioni maggiormente industrializzate.

 

L’incremento dei controlli - tentativo unico di invertire la rotta ed azzerare il lavoro che umilia ferisce mutila e uccide - assomiglia sempre più ad uno spot pubblicitario per sgravarsi delle responsabilità civili etiche giuridiche politiche.

 

E’ difficile riconoscere in questa scelta la ferrea volontà di impedire che sul lavoro si muoia, ci si ammali, ci si mutili: si possono fare migliaia di controlli e per migliaia di volte non vedere, o far finta di non vedere.

 

Non mancano gli operatori capaci di applicare le valide leggi vigenti, ma è impossibile garantire l’autonomia la qualità e l’efficacia dei controlli utilizzando il modello gerarchico di organizzazione del lavoro.

 

Come giustificare l’uso del potere organizzativo e disciplinare del direttore generale datore di lavoro dell’AUSL sugli operatori/controllori dell’Organo di Vigilanza?

 

Sono questi operatori che devono garantire la tutela della salute della sicurezza dei diritti dei lavoratori, compresi i dipendenti dell’Azienda Sanitaria.

 

Quale legalità è compatibile con l’eventuale sciagurato avallo del Presidente della Giunta Regionale alla richiesta del direttore generale AUSL di ritirare la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria ad Aldo Mancuso?

 

Discriminare e perseguire il dipendente che applica correttamente la legislazione in materia di tutela dei diritti dei lavoratori garantisce il rispetto della Legge o ha il solo scopo di assicurare l’impunità al datore di lavoro titolare della gestione del Servizio pubblico?


Perseguire un tecnico della prevenzione dello spessore morale e di pensiero di Aldo Mancuso aiuterà gli altri operatori a difendere con capacità e coraggio dignità salute e vita dei lavoratori o è l’avvertimento che chi si oppone alle logiche del potere è finito?

 

La Regione Toscana afferma che sta conducendo una battaglia in prima linea nella lotta contro il lavoro che uccide.

 

Se così è Signor Presidente, come potrà avallare le azioni persecutorie contro l’ operatore che con lealtà e competenza è impegnato nella difesa dei diritti dei dipendenti pubblici e privati?

 

La Costituzione Repubblicana Antifascista è frutto di chi ha lottato per consegnarci un paese libero, rispettoso dei diritti dell’individuo, di ciascuno di noi.

 

Punire chi lotta per difendere il diritto inviolabile alla vita, la dignità e la salute dei lavoratori contraddice l’illuminismo delle sue parole, delle belle parole pronunciate ricordando la strage nazifascista di Sant’ Anna di Stazzema.

 

Non si unisca al coro dei sostenitori dell’ipocrisia: coerenza e lealtà sono le virtù civili che il Governo Regionale deve ai suoi cittadini.

 

Cordiali saluti

 

Il Segretario Generale

Federazione CISL Università Toscana

Dr. Cristina Tosti Guerra

 

 

Firenze, 13 Ottobre 2008

 
ultimo aggiornamento: 13-Ott-2008
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